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Messaggio  Anja Mer Ott 05, 2011 1:52 pm


Maira

Chi campa sturtariello campa bunariello, chi campa addritto... campa afflitto!

Chi vive di sotterfugi e di espedienti riesce sempre a sbarcare il lunario, chi vuol vivere in modo retto e corretto troverà sempre tante difficoltà sul suo cammino.



A pavà e a murí, quanno cchiú tarde se po’

Ad litteram: A pagare ed a morire, quando piú tardi sia possibile...
Id est: È buona norma il tentare di rimandare sine die due cose ugualmente nocive: il pagare ed il decedere.



Anja

Dai miei vicini ho imparato questi (chissà come si scrivono, ci provo):


'A raggiona è d' 'e fesse
la ragione è dei fessi

Tutt' 'o lassato è perdut
tutto ciò che è lasciato è perso


Ultima modifica di Anja il Mer Ott 05, 2011 6:56 pm - modificato 3 volte.
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Messaggio  Anja Mer Ott 05, 2011 1:55 pm


Maira

'E vruoccole so' bbuone dinte ô lietto.

Letteralmente: i broccoli sono buoni nel letto. Per intendere il significato del proverbio bisogna rammentare che a Napoli con la parola vruoccole si intendono sia la tipica verdura che per secoli i napoletani mangiarono,tanto da esser ricordati come "mangiafoglie", sia le moine, le carezze che gli innamorati son soliti scambiarsi specie nell'intimità; il proverbio sembra ripudiare ormai la verdura per apprezzare solo i vezzi degli innamorati.



A pavà e a murí, quanno cchiú tarde se po’

Ad litteram: A pagare ed a morire, quando piú tardi sia possibile...
Id est: È buona norma il tentare di rimandare sine die due cose ugualmente nocive: il pagare ed il decedere.



Sweet
lo diciamo anche noi:

a pagà e a murì gh'è semper temp
a pagare e a morire c'è sempre tempo
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Messaggio  Anja Mer Ott 05, 2011 1:56 pm



Vesuvio

riman riune Nicol
domani digiuna Nicola

indicato in senso lato per qualcosa che si deve fare e viene sempre rimandata.



CHIANU, CHIANU, CU NA PRESSS...
PIANO PIANO..SENZA FRETTA

per sollecitare chi va troppo lento nelle sue azioni

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Messaggio  Anja Mer Ott 05, 2011 2:00 pm



Maira


vRicette o pappic icin a noce, "ramm o tiemp ca ta spertos!"
Disse il tarlo alla noce "dammi il tempo che ti foro".


All'uocchie so' ffatte pe guardà, ma 'e mmane pe tuccà.
litteram: gli occhi sono fatti per guardare, ma le mani (son fatte) per toccare.
Con questo proverbio, a Napoli, sogliono difendere (quasi a mo' di giustificazione) il proprio operato, quelli che - giovani o vecchi che siano - sogliono azzardare furtivamente o meno palpeggiamenti delle rotondità femminili.


'E vruoccole so' bbuone dinte ô lietto.
Letteralmente: i broccoli sono buoni nel letto.
Per intendere il significato del proverbio bisogna rammentare che a Napoli con la parola vruoccole si intendono sia la tipica verdura che per secoli i napoletani mangiarono,tanto da esser ricordati come "mangiafoglie", sia le moine, le carezze che gli innamorati son soliti scambiarsi specie nell'intimità; il proverbio sembra ripudiare ormai la verdura per apprezzare solo i vezzi degli innamorati.



Chisto è ‘na galletta ca nun se spogna!

Ad litteram: Costui è una galletta che non si (riesce a) spugnare.
Icastica espressione partenopea usata sarcasticamente nei confronti di qualcuno che sia cosí tanto avaro o cosí tanto restio a conferire la propria opera da poter esser messo a paragone ad una galletta (dal francese galette, deriv. di galet, ant. gal 'ciottolo', per la forma e/o durezza) quel tipico pane biscottato, a forma di focaccia, conservabile per lunghissimo tempo, pane impastato con pochissimo lievito e perciò durissimo; tali gallette un tempo entrarono a far parte delle razioni alimentari dei soldati (fanti o marinai) ma pure delle delle riserve alimentari dei pescatori che le preferirono al pane giacché non ammuffivano e si conservavano per un tempo quasi indeterminato. Per potersene nutrire militari e pescatori usavano mettere a mollo in acqua di fonte o addirittura di mare...) le gallette fino a che, non se ne fossero ben bene imbibite, diventando morbidi ed edibili; tale operazione fu detta in napoletano spugnatura che come significato non corrisponde alla omofona ed omografa spugnatura della lingua italiana dove significa, quale deverbale di spugnare:(che è un denominale di spugna dal lat. spongia(m), dal gr. sponghía) il bagnarsi, lo strofinarsi per mezzo di una spugna; in partic., lo spremere spugne imbevute di acqua o di liquidi medicamentosi su parti del corpo a scopo terapeutico; la spugnatura napoletana invece, quantunque pur essa derivata di spugna dal lat. spongia(m), dal gr. sponghía indica esattamente l’operazione di mettere a mollo in acqua o altro liquido (brodo) le gallette spezzettate per modo che si imbibiscano d’acqua, brodo etc. a mo’ di una spugna, ammorbidendosi; cosa che non si può dire del protagonista della locuzione in epigrafe, protagonista che è cosí duro di cuore e/o volontà che mai lo si riuscirebbe ad ammorbidire convincendolo ad allargare i cordoni della propria borsa o convincendolo a prestar la propria opera a pro di terzi. chisto = questo, costui ( dal lat. volg. *(ec)cu(m) istu(m), propr. 'ecco questo') agg.vo e qui pronome dimostrativo; come agg. dimostr. [precede sempre il sostantivo] indica persona o cosa vicina, nel tempo o nello spazio, a chi parla o indica persona o cosa di cui si sta parlando o anche vale simile, siffatto, di questo genere (ad es. nun ascí cu chistu tiempo! = non sortire con un tempo simile!); come pron. dimostr. indica persona o cosa vicina a chi parla, o persona o cosa della quale si sta parlando; o ciò, la cosa di cui si parla.


Lo male è di chi lo sente, non di chi passa e tene mente.
La sofferenza, il dolore, è di chi ce l'ha, non di chi passa e guarda.
Anja
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Messaggio  Anja Mer Ott 05, 2011 2:07 pm



Violetta

Nun essere tropp' sprucet ca tutt te sputano,nè tropp doce ca tutt te sputano.
Non essere troppo acida che tutti ti sputano nè troppo dolce che tutti ti succhiano.
E' un proverbio che mi diceva mia nonna:una ragazza non deve essere troppo scontrosa per non essere rifiutata nè troppo accondiscendente per non essere sfruttata.

Quann tien nu male miettelo for a port ,tra tanta gente che te dice benfatto ,c'ha da sta una ca te fa sta buon.
Quando hai un male mettilo fuori dalla porta, tra tanta gente che ti dice ben ti sta ,ce ne sarà qualcuno che ti farà star bene.



Vesuvio

CHI S'AIZA MATINA, S'ABBUSCA 'O CARRINO; CHI S'AIZA A GGHIUORNO, S'ABBUSCA 'NU CUORNO.
CHI SI LEVA DI BUON MATTINO, LUCRA IL CARLINO; CHI A GIORNO FATTO, UN BEL NIENTE.



Maira

Lo spizeco è come lo puorco, è bbuono sulo roppo muorto.
L'avaro è come il maiale, è buono solo dopo la sua morte.

'A briscola se joca cu 'e denare.
Ad litteram: La briscola si gioca con denaro contante
Per traslato: gli affari di qualsiasi tipo, vanno fatti pronta cassa, con denaro sonante, senza dilazioni quali che siano.

Povero zappatore zappa, zappa e mai a la tasca soa 'no grano porta.
Il povero zappatore sempre zappa, e mai un soldo porta in tasca.

Nun mannà bbene ô pezzente ca nce ‘o ppierde!
Ad litteram: Non far del bene ad un povero ché lo perdi.
Id est: Il bene fatto a chi è veramente povero è irrimediabilmente perduto;
infatti in caso di prestito il povero non sarà mai in grado di restituire la cosa avuta in prestito, in caso di liberalità non si otterrà nemmeno riconoscenza: chi è povero, veramente povero per il suo stesso status è purtroppo proclive all’invidia anche del proprio benefattore!

Tre so' li putienti: lo Papa, lo Rre e chi no tene nienti.
Tre sono i potenti: il Papa, il Re e chi non ha nulla.

A morte nun tene creanza.
La morte non ha rispetto. Non guarda in faccia a nessuno.

Vale cchiù uno a ffà, ca cient' a ccummannà.
Vale molto di più una sola persona che si dà da fare, che cento persone che danno solo direttive.


Anja
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